giovedì 23 aprile 2015

                                          STEFANO SALA INTERVIEW
Stars System
Milan
 
Written by Joanna Longawa
Photos by Giorgia Villa





giovedì 26 marzo 2015

 

RICCARDO MUSACCHIO
unfoldingroma.com

“Fotografare la musica, il teatro, la danza significa cercare di toccare quello che non è tangibile, l’emozioni che l’arte provoca e che stimola tutti i sensi dalla vista all’udito passando anche per il tatto e l’olfatto”.


A metà marzo 2015 l’Auditorium Parco della Musica durante la festa del libro “Libri Come” ospiterà una mostra fotografica legata all’evento e intitolata “AUTOritratti”. Uno degli autori è Riccardo Musacchio, giornalista, publicista romano e  fotografo ufficiale dello stesso Auditorium e dell’Orchestra di Santa Cecilia che ad Unfolding Art Magazine Roma racconta questo eccezionale progetto, ricordando tutti i suoi successi precedenti, partendo dal debutto a vent’anni. Musacchio prima di fotografare gli spettacoli, danza e dive come Elton John, Eleonora Abbagnato o Placido Domingo ha collaborato per anni con La Repubblica, il Corsera, Il Messaggero, L’Unità, il Teatro dell’Opera di Roma, L’Accademia Filarmonica e con la Santa Sede durante gli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II.  Da qualche anno si avvale della preziosa collaborazione di un altro fotografo, Flavio Ianniello, che ha portato un prezioso contributo di idee ed energie.



 
 
 

Con quali testate hai collaborato finora? Ricordi ancora il tuo debutto?

Difficile trovare un vero e proprio debutto. Come spesso accade, si inizia amatorialmente e a volte accade di pubblicare su un giornale la prima foto. Mi ricordo era un quotidiano, Il Giornale D’Italia e la foto era scattata all’inaugurazione di una fiera al Palazzo dei Congressi a Roma. Un fotografo d’agenzia aveva “bucato” il momento inaugurale perché stava cambiando la pellicola e l’ufficio stampa della manifestazione ha usato la mia. Sono passati più di 30 anni e sono ancora miei clienti! All’epoca avevo 20 anni e ne dovevano passare almeno altri 5 o 6 in cui alternavo lavoro e università per poi iniziare nel 1990 la professione in modo esclusivo. Come tutti i colleghi che si occupavano di foto-giornalismo, il riferimento principale erano i quotidiani a Roma e le agenzie di stampa a Milano. I miei principali erano La Repubblica, il Corsera, Il Messaggero e L’Unità; la mia agenzia era la storica Farabolafoto per poi passare successivamente in Grazia Neri. Ora, lavorando con gli uffici stampa,  ho pubblicato su migliaia di quotidiani e magazine sia cartacei che web. Da subito ho pensato che lo spettacolo fosse il mio genere di fotografia, era una passione ancor prima di diventare professionista. Però non mi sono diretto nello spettacolo televisivo dove gravitava la quasi totalità dei colleghi romani (le altre due grandi categorie professionali romane erano, ovviamente, la politica e lo sport). Io mi occupavo principalmente di concerti dal vivo e, casualmente, ho iniziato a tenere d’occhio l’Orchestra di Santa Cecilia e il Teatro dell’Opera di cui seguivo con grande assiduità tutte le programmazioni e le prove. A distanza di tanti anni, posso dire che questa è stata una vera fortuna. Frequentare questo tipo di ambiente così distante dalle grandi masse, così introverso e difficilmente accessibile, ha fatto in modo che diventassi un punto di riferimento e di attenzione sia per i giornali che per gli uffici stampa. Con il Teatro dell’Opera ho collaborato per più di 10 anni e ancora ora accompagno l’Orchestra di Santa Cecilia come fotografo ufficiale.

Diventare il fotografo ufficiale di un posto meraviglioso come l’Auditorium Parco della Musica ti ha creato dei malumori con altrui?

L’Auditorium Parco della Musica di Roma è nato proprio per dare una sede stabile all’Orchestra di Santa Cecilia ma il progetto di Renzo Piano così esteso in diverse sale ha fatto in modo che si ampliasse la programmazione anche per moltissimi altri eventi culturali. Essere fotografo di Musica per Roma, società che gestisce l’Auditorium, immagino che sia un’aspirazione di tutti quelli che fotografano nel mio settore per cui è ovvio che molti vorrebbero essere al mio posto ma non mi sembra di aver mai avuto discussioni o malumori manifestati da colleghi, almeno non diretti.


DALLA SVEZIA A MILANO. I SIMIAN GHOST IN ITALIA
milanotopnews.it



MILANO Le due riviste più prestigiose del mondo, The Times e The Guardian nel 2012 hanno chiamato i Simian Ghost, un’alternativa indie pop act band di Sandviken, Svezia, “the band of the day" e “il primo concorrente per l’album dell’anno”.

Dal 2011 il gruppo ha condiviso il palcoscenico con i Mount Kimbie, SBTRKT, Niki & The Dove e Active Child, seguito dai vari successi in The UK come partecipazione al Camden Crawl Festival e The Great Escape Festival a Brighton. Oggi, nel 2015, Sebastian Arnström (ex membro degli Aerial e fondatore del gruppo), Erik Klinga, Mathias Zachrisson, Maja Agnevik e Wilhelm Magnusson dopo un enorme successo a casa ed Inghilterra e dopo aver rilasciato tre album (“Infinite Traffic Everywhere” – 2011, “Youth” – 2012, “The Veil – 2014), due EP (“Lovelorn” – 2011, “Autumn Slowmo” – 2012) e vari single (“A Million Shining Colours” – 2013, “Echoes of Songs” for Trish Keenan – 2014) arrivano finalmente in Italia con 4 concerti: a Milano (26.02 - Arci Ohibò, ingresso 7€ con tessera Arci), Padova (27.02 -CO2, concerto acustico), Firenze (28.02 – KLUBB LOTTAROX, Tender Club) e Livorno (1.03-ex Cinema Aurora).

Il nuovo lavoro, l’album “The Veil” con il quale parte il Tour Europeo 2015, contiene ben 18  brani, tra cui la sorprendente soul-pop “Never Really Knew” e conferma come sapientemente i Simian Ghost sappiano mescolare le più disparate ispirazioni che includono, Brian Wilson, Gershwin, The Flaming Lips, Debussy fino a Deerhunter. Da non perdere.
 
INTERVIEW WITH EMILIO CONCIATORI
 
 A GREAT "DOLCE VITA" PAINTER EXCLUSIVE FOR POLAND - COMING SOON IN TRENDY.ART OF LIVING
 
Text JOANNA LONGAWA @ Photos CARLO BELLINCAMPI
 
 
 
JOANNA LONGAWA IS INTERVIEWING CONCIATORI IN HIS HOUSE-MUSEUM IN ROME. HAVE A LOOK!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La pittura proustiana di Mauro Di Silvestre
starsystem.it
 
“[…] Non ho paura del male. Non ho paura degli estremismi religiosi. Non ho paura di uscire di casa quando viene la sera. Non ho paura che qualcuno possa ferire la mia famiglia perché ho imparato a proteggerla. Non ho paura di invecchiare. Non ho paura della morte perché la mia pittura mi renderà immortale”.
 
 
Dal 18 febbraio al 21 marzo 2015 alla z2o Sara Zanin Gallery di Roma in via della Vetrina 21 Mauro Di Silvestre, un artista romano di anima cosmopolita, presenta la sua ultima mostra intitolata “Io non ho paura” accompagnata da un manifesto personale con lo stesso titolo. Il pittore, nato nel 1968, ha esposto in numerose gallerie italiane e straniere vincendo vari premi (il Premio Lissone, il Premio Celeste). Il suo percorso artistico è iniziato dalle mostre collettive che comincia ad esporre dal 2000, ma la sua prima personale, presentata da Achille Bonito Oliva, è arrivata nel 2007 alla nominata sopra Galleria z2o/Sara Zanin con la quale è legato finora.

 La sua arte, essendo una continuazione del pensiero proustiano, cerca il tempo perduto, immerge nei ricordi del passato, richiama le figure dei famigliari e degli oggetti d’infanzia che sulle sue tele appaiono a tratti, più come dei fantasmi, catturando spesso tutta l’attenzione del quadro. Tra le caratteristiche più evidenti nel suo lavoro più recente, è la compenetrazione di eventi, persone e luoghi del passato, o del presente, che si intrecciano in una rete di ricordi sovrapposti e irrequieti. Il “disilvestrianismo” è pittura dei colori forti e decisi, contrastati con dei ricordi più intimi che denudano il vero volto “guerriero-nostalgico” dell’artista.

La mostra che apre l’anno 2015 è una mostra coraggiosa, ideologica, polemizzante. L’artista provoca un po’ il pubblico con il suo manifesto lungo di 30 righe in cui constata: “[…] Non ho paura del male. Non ho paura degli estremismi religiosi. Non ho paura di uscire di casa quando viene la sera. Non ho paura che qualcuno possa ferire la mia famiglia perché ho imparato a proteggerla. Non ho paura di invecchiare. Non ho paura della morte perché la mia pittura mi renderà immortale”. Di Silvestre con il coraggio da futurista e ambizioni da Orazio, a qualche giorno prima dall’inaugurazione e senza paura, concede a StarSystem una veloce e impavida, come la sua confessione-manifesto, intervista online.

Un secolo fa, all’inizio di una nuova era della, cosi detta, civilizzazione e boom industriale, erano i futuristi a gridare il loro manifesto sulle pagine di “Le Figaro”. Oggi, quando i tempi sono cambiati e il mondo soffre la crisi economica e di valori, tu, l’artista a tempo pieno, gridi il tuo credo “Non ho paura”. In quali circostanze è nato questo bisogno dentro di te?
La frase "Io non ho paura" nasce dalla sensazione che ho provato nei mesi in cui lavoravo alla mostra. Mesi difficili, dove ho superato ogni sorta di ostacolo, ma non ho mai smesso di credere in quello che stavo facendo. Gli artisti non hanno mai paura degli ostacoli, continuano a fare il loro lavoro nonostante le infinite ostilità che incontrano nel loro cammino, ma in questo momento ancora più duro per le difficoltà economiche e politiche che il nostro paese (e non solo) sta vivendo bisogna credere ancora di più nelle nostre capacità e dimostrare ancora di più il nostro coraggio. Bisogna gridare ancora più forte: Io non ho paura...

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giovedì 10 luglio 2014

CORRESPONDENCE FROM ROME: Trendy. Art of living, May/June 2014

MATOHU, A JAPPANESE FASHION BRAND, INTERVIEW

MILAN DESIGN WEEK 2014 - RELATION